FILIPPINO LIPPI A ROMA: LA CAPPELLA CARAFA - 19 novembre 2011

La Cappella Carafa, collocata nel lato destro della basilica di Santa Maria sopra Minerva, e dedicata alla Vergine e a San Tommaso d'Aquino, venne costruita verso la fine del XV secolo su decisione del cardinale domenicano Oliviero Carafa, noto per la sua energica opposizione ai Turchi: nel 1472, si pose, infatti, al comando della flotta papale, recuperando la città di Antalya per la Repubblica di Venezia.
Il cardinale decise di affidare la decorazione ad affresco della propria Cappella a Filippino Lippi (1457-1504), artista poco più che trentenne, figlio d'arte, che già aveva dato prova di grandi capacità. Per recarsi a Roma Filippino, dovette interrompere il lavoro per la Cappella di Filippo Strozzi in Santa Maria Novella, iniziato nel 1487, e che poi avrebbe completato solo nel 1502.
Il 27 agosto 1488, Filippino è documentato già in città, assistito dal ventitreenne Raffaellino del Garbo. Gli affreschi erano sicuramente terminati nel 1493, quando li visitò papa Alessandro VI Borgia. Raffaellino curò, poi, la decorazione di un altro piccolo ambiente attiguo alla Cappella, destinato a ospitare le spoglie del cardinale, con Storie di Virginia e temi legati al tema della castità, che ben si adattavano alla tempra austera del Carafa.
Sulla volta, campeggiano la sibilla Cumana, la Libica, la Tiburtina e la Delfica, con i nomi scritti in insegne alla romana poste agli angoli, sorrette da cherubini a monocromo. Simbolo di sapienza al pari dei profeti, tengono in mano cartigli con passaggi degli scritti di San Tommaso.
Sulla parete di fondo, una finta pala d'altare celebra l'Annunciazione con San Tommaso d'Aquino che presenta a Maria il cardinale Carafa inginocchiato, e l'Assunzione della Vergine ai lati e nella parte superiore.
Sulla parete sinistra si trova oggi il monumento a papa Paolo IV Carafa di Pirro Ligorio, che distrusse gli originali affreschi di Vizi e Virtù, noti oggi solo grazie alla descrizione del Vasari.
La parete destra è divisa da un fregio in un riquadro principale e in una lunetta, in cui si rappresentano la Disputa di San Tommaso e il Miracolo del libro.
Un ciclo di grande risonanza e di meravigliosa esecuzione, per approfondire la vita e l’opera del grande artista fiorentino.